Bruxelles – Tre anni fa, Ursula von der Leyen annunciava a Brest l’obiettivo di costruire un gemello digitale degli oceani. Oggi (9 giugno) la presidente della Commissione europea ne ha presentato una prima versione dimostrativa alla Conferenza delle Nazioni Unite sugli Oceani, a Nizza. “Uno strumento straordinario che ci aiuta a comprendere meglio l’oceano, dall’inquinamento alla navigazione, dai rischi per le nostre coste alla biodiversità”, ha esultato la leader Ue. Uno strumento open source, a disposizione di chiunque.
Migliaia di sensori sparsi nella acque di tutto il mondo e i dati satellitari forniti dal servizio di osservazione terrestre Copernicus alimenteranno questa replica virtuale “coerente, ad alta risoluzione, multidimensionale e quasi in tempo reale” dell’oceano. Il Digital Twin Ocean (DTO) combinerà tali osservazioni oceaniche con tecniche innovative di intelligenza artificiale che consentiranno – attraverso metodi avanzati di machine learning, apprendimento automatico – una migliore comprensione dei processi in corso e la possibilità di ipotizzare scenari futuri. Nel presentare il Patto Ue per gli Oceani, pochi giorni fa, il commissario europeo alla Pesca e agli Oceani, Costas Kadis, ha annunciato una nuova strategia per la ricerca e l’innovazione oceanica che si baserà proprio sull’utilizzo del DTO. E che, contemporaneamente, ne alimenterà ulteriori sviluppi.
In sostanza, per gemello digitale si intende la rappresentazione virtuale di un oggetto o di un sistema, progettata per riflettere accuratamente l’oggetto di partenza. Copre il suo ciclo di vita, viene aggiornato da dati in tempo reale e utilizza la simulazione, l’apprendimento automatico e il ragionamento per aiutare a prendere decisioni. Uno strumento rivoluzionario per i policy makers e non solo. Cittadini, aziende, organizzazioni non governative, tutti gli utenti potranno accedere in modo interattivo a informazioni complete per valutare l’impatto di potenziali interventi in diversi scenari climatici. Sulla salute della biodiversità, sulla produzione primaria e sulle condizioni per lo sviluppo delle specie marine.
Il DTO è stato sviluppato attraverso due progetti finanziati dall’Ue, EDITO-Infra e EDITO Model Lab, coordinati da Mercator Ocean International, un’organizzazione con sede a Tolosa, in Francia. Un primo assaggio, l’Ue l’aveva già dato quasi un anno fa, il 13 luglio 2024, quando l’allora commissaria per l’Innovazione e la ricerca Iliana Ivanova, aveva presentato al Digital Ocean Forum la piattaforma preoperativa del DTO. La commissaria bulgara l’aveva definito un “game-changer nella gestione degli oceani“. Ad esempio per l’impatto dei rifiuti marini, per il monitoraggio dei fondali e l’erosione delle coste, per il potenziale dell’energia eolica offshore. Solo per citarne alcuni.
Negli ultimi vent’anni, i gemelli digitali hanno preso piede e sono oggi ampiamente utilizzati in diversi ambiti. Per i sistemi per la produzione di energia – ad esempio motori a reazione, turbine, piattaforme di perforazione -, sia durante la progettazione che per la manutenzione. Sono utilizzati da diverse case automobilistiche per migliorare le prestazioni dei veicoli e per aumentare l’efficienza della produzione. E ancora, i digital twins sono in grado di mostrare dati spaziali 3D e 4D in tempo reale e incorporare sistemi di realtà aumentata utilissimi per ingegneri civili e per chi ha a che fare con attività di pianificazione urbana. Dal 31 marzo esiste addirittura Replica Italia, il “primo digital twin della popolazione italiana”, il gemello digitale della Penisola che ne riproduce l’intera struttura demografica, sociale e comportamentale.