Bruxelles – Bulgaria, è tempo di euro. Il Paese ha le carte in regola per adottare la moneta unica dall’1 gennaio 2026 e permettere all’eurozona di allargarsi ancora, dopo l’ultima volta, quella della Croazia nel 2023. La Commissione europea è del parere che Sofia abbia lavorato bene, e finalmente rispetti tutti i parametri e i requisiti per abbandonare il Lev e introdurre l’euro. Ora la parola spetterà al Consiglio dell’Ue, chiamato a decidere a maggioranza qualificata, e se tutto va come preventivato dal team von der Leyen prima della pausa estiva l’iter dovrebbe essere concluso.
Sono quattro i parametri macro-economici da rispettare. Il primo è la stabilità dei prezzi, vale a dire il livello di inflazione. Per la Bulgaria l’indice è considerato “relativamente basso” (2,8 per cento) e stabile. Quanto alla stabilità di bilancio, secondo parametro di riferimento, a carico del governo di Sofia non c’è alcuna procedura per deficit eccessivo né si prefigura all’orizzonte: il disavanzo pubblico in rapporto al Pil è aumentato dal 2 per cento nel 2023 al 3 per cento nel 2024, e le previsioni della Commissione europea indicano una riduzione al 2,8 per cento nel 2025 e nel 2026. Ancora, la Bulgaria ha partecipato “con successo al Meccanismo di Cambio Europeo (senza gravi tensioni) per quasi cinque anni” dimostrando stabilità di tassi di cambio, e da ultimo ” il tasso di interesse a lungo termine bulgaro è stabile al 4 per cento o vicino al 4 per cento da aprile 2023″.
Tutto in regola, dunque. Non solo: è opinione dell’esecutivo comunitario che la Bulgaria sia “ben preparata a funzionare efficacemente all’interno dell’area euro”. Questo perché il Paese gode di “solida posizione esterna”, come sistema Paese i mercati dei prodotti, dei servizi e finanziari sono “ben integrati” con quelli dell’area dell’euro e i cicli economici sono “ben sincronizzati” con quelli dell’eurozona. Inoltre il Paese già ha un piede nell’eurosistema, visto che l‘adesione all’Unione bancaria nel 2020 ha portato alla supervisione diretta da parte della Banca centrale europea di cinque banche commerciali in Bulgaria, che detengono circa tre quarti di tutte le attività del settore bancario.
“La Bulgaria ha soddisfatto tutti i criteri di convergenza per diventare il 21esimo membro dell’Eurozona“, conferma un soddisfatto Valdis Dombrovskis, commissario per l’Economia. Che però, dopo l’entusiasmo del caso e le congratulazioni di rito, invita a non cullarsi sugli alloro e continuare sulla via delle riforme: “Il successo dell’integrazione della Bulgaria nell’area dell’euro richiederà politiche costanti e rigorose per rafforzare la competitività e la resilienza dell’economia bulgara”.
Dall’1 gennaio 2026 dunque la moneta unica potrà iniziare a circolare anche in Bulgaria. Questo, almeno, secondo il parere della Commissione europea. Ora la raccomandazione passa al vaglio del Consiglio, dove si può iniziare a lavorare subito. Il 19 giugno l’Eurogruppo potrebbe già produrre le raccomandazioni del caso, per un accordo politico in sede di consiglio Ecofin il giorno successivo. Serve la maggioranza qualificata per aprire le porte al 21esimo membro di eurolandia. Poi il vertice dei leader di fine mese (26-27 giugno) potrebbe sancire il nulla osta politico e permettere alla Commissione Ue di adottare la proposta di regolamento per adesione con il tasso di conversione (attualmente fissato a 1 euro per 1,955 lev). La Commissione è pronta a produrlo già il 30 giugno, così da permettere al Parlamento europeo di votare in sessione plenaria (8 luglio) prima della pausa estiva e permettere a Sofia di terminare i preparativi per l’introduzione della valuta ufficiale dell’Ue.
Con l’adozione dell’euro in Bulgaria diventerebbero 21 su 27 gli Stati membri dell’Ue con la moneta unica. Tra i restanti sei soltanto la Danimarca è esentata dall’obbligo di sostituzione della valuta nazionale poiché ha negoziato la possibilità di non aderire al momento dell’adesione all’Ue. Per la Svezia grava invece il referendum del 2003, che ha visto la bocciatura popolare dell’adozione dell’euro.