Bruxelles – L’Ue fa un ulteriore passo verso l’indipendenza commerciale dalla Russia. Con 411 voti a favore, 100 contrari e 78 astensioni, il Parlamento europeo ha approvato stamattina (22 maggio) in prima lettura una stretta sui beni agricoli e fertilizzanti importati da Russia e Bielorussia, puntando a ridurre la dipendenza dell’Unione da forniture considerate critiche, e allo stesso tempo a sottrarre risorse al bilancio bellico del Cremlino.
La nuova normativa prevede un aumento del 50 per cento dei dazi su prodotti ancora esenti, tra cui zucchero, aceto, farina e mangimi animali. Sul fronte dei fertilizzanti, invece, l’Eurocamera ha dato via libera a un’imposta progressiva: 6,5 per cento dal 2025, seguita da un’imposizione fissa tra i 40 e i 45 euro per tonnellata fino al 2026, per poi salire fino a 430 euro entro il 2028. Queste misure colpiscono un settore che, secondo Bruxelles, continua a finanziare direttamente la guerra russa in Ucraina. Il provvedimento vincola la Commissione a monitorare costantemente l’andamento dei prezzi e gli effetti sulle filiere agricole europee, riservandosi la possibilità di intervenire per evitare squilibri o impatti negativi sul mercato interno.

In sede di voto, l’Italia si è mostrata spaccata. All’interno della maggioranza di governo tre posizioni diverse: la Lega ha votato contro, Fratelli d’Italia ha scelto l’astensione, mentre Forza Italia ha sostenuto il testo insieme a Pd e Verdi. Il Movimento 5 stelle, pur in opposizione, si è invece astenuto. Il capodelegazione di Fratelli d’Italia, Carlo Fidanza, ha motivato l’astensione del suo gruppo citando l’assenza di una clausola di salvaguardia contro l’aumento dei prezzi, chiedendo “tutele per gli agricoltori europei”. Il capodelegazione del Pd Nicola Zingaretti ha invece sottolineato la divisione interna alla coalizione di governo: “Sulla politica estera la maggioranza non esiste”.
La divergenza riflette approcci differenti non solo sulla politica agricola, ma anche sulle sanzioni verso Mosca. Il relatore permanente per la Russia, l’eurodeputata Inese Vaidere (Ppe), ha difeso la misura: “Non è accettabile che a tre anni dall’invasione su larga scala, l’Ue continui ad acquistare in grandi volumi prodotti critici dalla Russia”. Mosca, infatti, resta tutt’oggi il principale fornitore di fertilizzanti per l’Unione, costituendo il 26 per cento delle importazioni totali europee nel settore. Secondo Vaidere, il piano contribuirà anche a rilanciare la produzione europea di fertilizzanti, danneggiata dai prezzi bassi dell’import russo, dando però il tempo necessario agli agricoltori per adeguarsi.
Non si è fatta attendere la reazione del Cremlino, con Il portavoce Dmitry Peskov che ha liquidato la decisione come “l’ennesimo atto autolesionistico dell’Europa”, sostenendo che Mosca troverà sbocchi alternativi e che: “I fertilizzanti europei saranno più cari e di qualità inferiore, perché i nostri restano i migliori”.
Il regolamento, che entrerà in vigore quattro settimane dopo la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale dell’Ue, dovrà ora ricevere l’approvazione definitiva del Consiglio. A fare da sfondo, la crescente consapevolezza tra gli Stati membri dei rischi legati alla dipendenza commerciale da paesi ostili. Il passaggio dell’Eurocamera rappresenta non solo un atto sanzionatorio, ma anche un tentativo di rafforzare l’autonomia strategica dell’Europa nel settore agroalimentare.